Il volto di Padova durante l’emergenza Covid-19: gli scatti del fotografo Simone Settimo

La Film Commission di Padova ha concesso il patrocinio a Simone Settimo, noto fotografo padovano impegnato con Matteo Bertolini in un particolare progetto artistico per raccontare la vita della città durante l’emergenza Coronavirus.

Fotografie di Simone Settimo ©

Testo di Matteo Bertolini ©

Una delle peculiarità del ritratto fotografico è quella di testimoniare l’esistenza di una determinata persona in un determinato spazio-tempo. Esistano almeno due approcci opposti al ritratto, scegliendo di far posare il modello o rubando lo scatto.
Per documentare l’alterazione della quotidianità durante la pandemia, Simone Settimo si aggira per le strade e per le piazze di Padova, rullo bianco e nero e Rolleiflex al collo, seguendo le proprie routine, scovando volti e figure mascherate anch’esse intente a coniugare i propri gesti abituali con le norme del vivere comune. Azioni considerate senza uno specifico valore sociale, come l’andare a far la spesa, si caricano ora di significato. Allo stesso modo intravediamo, tra guanti e mascherine, l’attività degli esercenti del centro storico, impegnati a riconvertite i loro gesti, figure importanti non solo per la propria attività ma per la sopravvivenza della città stessa. Se i dispositivi di protezione possono in qualche modo distanziarci, la scelta di preferire una piccola attività alla grande distribuzione crea nuovi legami e rafforza quelli già presenti.
Cos’è cambiato a Padova in questo periodo? Essa non è solo un luogo ma un organismo vivente; le persone vivono la città ed essa vive con le loro abitudini, i loro gesti, il loro passaggio.
In questa serie di scatti vediamo individui contestualizzati in una quotidianità alterata: luoghi deserti, sedie di locali di solito affollati ora ordinatamente impilate e saracinesche abbassate, si contrappongono sia a figure spettrali, che a volti amici con occhi sorridenti. Il contatto fisico tra persone, inevitabile nella vita cittadina, ora passa attraverso gli il contatto visivo, sguardi che possono far intravedere molti dei pensieri che hanno riguardato tutti noi durante la quarantena. Lavorare con le tempistiche della pellicola e del processo analogico oggi sottolinea ed esalta la dilatazione temporale che ci ha coinvolto.
Che cosa ci possono comunicare dei ritratti di qualcuno che non si vede, perché coperto o mascherato? Se da un lato queste figure sono portavoci dell’attuale situazione nelle strade della città, da un altro punto di vista esse divengono simboli, forme che codificano un significato altro. Il ritratto di una persona che non ha più connotati è un controsenso e, in quanto tale, sottende altri significati. Quel che resta, oggettivo e tangibile, della documentazione fotografica di Settimo, è la capacità di adattamento della gente e delle strutture cittadine nella, augurabile, straordinarietà di questo evento.

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